In questo ultimo periodo si è iniziato a parlare di una legge sull’oblio oncologico che il Governo italiano, assieme al contributo delle proposte di altre forze politiche, intende varare al più presto.
Ma di cosa si tratta? Il “diritto all’oblio” è un concetto legale che implica che i pazienti oncologici guariti non siano tenuti a rivelare la loro precedente diagnosi di cancro dopo un determinato periodo di tempo dalla fine delle terapie. Ciò ha come scopo quello di prevenire discriminazioni e abbattere lo stigma su chi dal cancro è guarito.
Infatti, per almeno 900mila italiani richiedere un mutuo, stipulare assicurazioni, partecipare a concorsi o accedere all’iter per le adozioni è molto difficile: a livello burocratico questi cittadini si trovano ad affrontare numerose difficoltà.
Una legge a riguardo è richiesta a gran voce da anni dalle associazioni di pazienti oncologici ed ex malati, ma anche dagli oncologi attraverso l’Aiom (Associazione Italiana Oncologia Medica) che ha promosso la sua azione attraverso la campagna “Io non sono il mio tumore” al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni. Attualmente si contano 9 proposte di legge sul tema provenienti da tutti i partiti dell’arco costituzionale, ma si sta lavorando ad un testo unificato.
In Europa , una legge sull’oblio oncologico è già in vigore in Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Portogallo e Romania. Elisabetta Iannelli, segretaria generale di FAVO (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato In Oncologia), rispetto al contesto italiano ha dichiarato:
Indubbiamente c’è un’accelerazione ma dobbiamo tenere alta la guardia. Parliamo di una svolta culturale, un messaggio molto forte, in cui si norma la figura del guarito dal tumore e si fissano dei diritti molto precisi. Il consenso mi pare bipartisan, credo che i tempi siano maturi ma le cose si devono fare presto e bene: la legge deve essere anche applicabile”
L’obiettivo è raggiungere un testo unico e ottenere un’approvazione rapida, possibilmente prima dell’estate.
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