Attività che possono sembrare banali ma che durante i mesi del lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19 non sono state più possibili per migliaia di persone con una patologia tumorale. Questo è il caso di Silvana, una delle nostre volontarie più attive nel proporre e gestire in prima persona le attività di Fondazione Umberto Veronesi.
Oncologia e Coronavirus: 7 reparti su 10 non si sono fermati
LA STORIA
«Se oggi sono qui a raccontare la mia storia è innanzitutto perché esiste la ricerca», racconta Silvana. Da poco in pensione, dopo una vita intera come funzionario di banca, nel 2013 scopre, grazie agli esami di routine dedicati alla prevenzione, la presenza di un tumore al seno. «Per fortuna si trattava di una formazione piccola e localizzata rimossa con successo tramite intervento chirurgico».
Eppure, quando Silvana comincia a sentirsi più tranquilla, sul finire del 2019 arriva la notizia tanto temuta. «Durante gli esami di controllo – spiega Silvana – viene evidenziata la presenza di metastasi epatiche, recidiva del tumore del 2013». Fortunatamente, dal centro ospedaliero che l’ha in cura, gli oncologi le propongono di partecipare a una terapia sperimentale.
Nel frattempo incominciano le prime notizie sulla pandemia e nel giro di pochi giorni l’attività degli ospedali – e con essa la gestione dei reparti oncologici – viene stravolta. Ma le brutte notizie non finiscono qui perché poche settimane dopo il lockdown gli esami indicano che la cura non sta avendo gli effetti sperati. Di comune accordo con l’oncologa, Silvana decide di intraprendere un’altra strada, una serie di cicli di radioterapia.
«Alla ragionevole paura per la malattia che non rispondeva alle cure – ci racconta – si è aggiunta quella per Covid-19. Mascherine difficili da reperire, reclusione forzata in casa e continue notizie di persone delle case vicine ricoverate per il virus hanno complicato ancora di più la vita di noi malati oncologici». Nella settimana di Pasqua, Silvana inizia le sedute di radioterapia. «Davanti a me un solo obiettivo, arrivare in fondo cercando di fare tutto il possibile. Ora aspettiamo l’inizio del mese di luglio per capire se la radioterapia ha fatto effetto».
L’IMPEGNO COME VOLONTARIA
Nonostante le condizioni di salute non sempre ottimali Silvana ha continuato a sostenerci. «La ricerca in campo medico è fondamentale ed ha bisogno di continuo sostegno. Tutti noi siamo chiamati, per quello che possiamo, a fare la nostra parte». E Silvana, ogni anno da quando è diventata volontaria per gli eventi di piazza di Fondazione, la sua parte la fa eccome. Se già prima della pandemia ha incominciato ad avere difficoltà nel partecipare attivamente agli eventi, niente l’ha fermata: «Non potendo partecipare all’evento “Il pomodoro: buono per te, buono per la ricerca”, ho venduto porta a porta in tutto il vicinato le scatole di pomodoro per sostenere la ricerca! Non è di certo qualche acciacco che può fermarmi!».
L’INSEGNAMENTO DI COVID-19
L’aver vissuto in prima persona una doppia sfida, il tumore e la pandemia, ha dato a Silvana l’occasione per riflettere e lasciare un messaggio a chi pensa che ora tutto tornerà subito come prima: «Lo stare in casa forzatamente è stato fondamentale per affrontare la pandemia. Per noi pazienti oncologici, la privazione della libertà è stata doppiamente pesante. Abbiamo vissuto la malattia in modo totalizzante, senza la possibilità di staccare per qualche momento. Un pensiero fisso. Non vogliamo essere compatiti, ma ora che timidamente ricominciamo a uscire è responsabilità di tutti proteggerci a vicenda. Siamo persone fragili, non vogliamo diventarlo ancor di più per il comportamento sconsiderato di pochi»
Da Fondazione Veronesi
La Redazione