Circa il 58,4 per cento della popolazione mondiale usa i social media: si stima che mediamente,
una persona utilizza tale canale per 2 ore e 27 minuti al giorno.
Anche rispetto all’argomento
cancro, è possibile constatare l’emergere negli anni di gruppi che possono essere considerati
delle vere e proprie comunità, composti da persone che ne parlano per vari motivi, come
esperienze personali, perché vicini ad ammalati o per interesse.
Il mondo medico si è avvicinato a questo tipo di canale di comunicazione, non solo per informare
ma anche per ascoltare e approfondire il punto di vista e i bisogni di chi è coinvolto
nell’esperienza di malattia (pazienti, familiari..).
Recentemente è stato pubblicato un articolo scientifico in cui è stato analizzato come viene
descritta sui social media l’esperienza del tumore al seno metastatico. Dapprima sono state
individuate oltre 76000 conversazioni sul tema postate prevalentemente su Twitter, tra il 2018 e il
2020: di queste ne sono state analizzate 820, di cui 103 italiane. Per la maggior parte dei post,
gli autori sono pazienti (61%), seguiti da familiari (15%) e medici o infermieri (14%), e vertevano
sul percorso del paziente: trattamenti, diagnosi ed esami diagnostici, nonché la gestione della
malattia. I temi maggiormente affrontati erano la qualità della vita, mancanza di cure efficaci, la
sopravvivenza, gli effetti collaterali delle terapie e le ricadute sulla vita sociale della convivenza
con un tumore al seno.
Questo tipo di studio permette di identificare i temi che realmente sono di interesse per il
pubblico e che potrebbero sfuggire ai clinici; inoltre permette di scoprire i termini di uso comune
utilizzati al posto del gergo medico, che potrebbero essere inclusi dalle istituzioni, associazioni e
centri di ricerca e cura per rendere più accessibili le informazioni ad un più ampio pubblico e
ridurre i problemi di comunicazione tra chi cerca e chi offre informazioni in ambito medico.
I vantaggi dei social media e il rovescio della medaglia
I social media sono sempre più utilizzati per le campagne di informazione, incluse quelle che
riguardano la salute. Se usati correttamente possono infatti favorire la prevenzione e migliorare
l’assistenza ai malati. Sono un mezzo potente ed economico per raggiungere una quota
importante della popolazione e veicolare messaggi utili.
Insomma, le potenzialità di questi canali di comunicazione sono tante, ma c’è un rovescio della
medaglia, ad esempio la diffusione di false informazioni che possono confondere le persone e
portarle ad assumere comportamenti rischiosi. È importante dunque che i professionisti della
salute, le associazioni e i giornalisti specializzati, che hanno le competenze per farlo, assumano
un ruolo guida nelle conversazioni, in modo da fornire un’informazione corretta e utile a chi cerca
risposte.
Fonte: Airc