Articolo: AL GIARDINO ANCORA NON L’HO DETTO – PIA PERA – ED. PONTE ALLE GRAZIE

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Un giardino da curare, amare, contemplare. Un luogo in cui vivere, separati dal mondo, ma al contempo il luogo migliore per viverlo, quello stesso mondo, dall’interno di ogni sua fibra. Poi, all’improvviso, una stonatura, una lieve zoppia, rompe l’equilibrio. Sono i primi segni di una malattia che lenta e inesorabile succhia l’energia vitale dell’autrice/protagonista di questo diario, sconvolgendo tutto: il rapporto con il giardino, il senso delle cose e del tempo, la vita stessa. Soprattutto, la vita, ora che la morte non è più un inevitabile accidente, ma una compagna tanto costante quanto ingombrante.

Comincia così Al giardino ancora non l’ho detto (Ponte alle Grazie), diario in cui l’autrice, Pia Pera, si trova a fare i conti con il passato e quel che resta del futuro, con le aspettative e l’egoismo che inevitabilmente arriva, quando si comincia a essere esclusi da tutto, anche dal proprio giardino.

Chi scrive ha scelto una vita da eremita (e sui significati e le motivazioni dell’eremitaggio riflette molto) proprio per cercare di ritagliarsi la propria fetta di immortalità – non in un’ottica metafisica, ma in quanto ricerca di una connessione con l’eterno attraverso l’accettazione di essere creati e cancellati dalla natura.
Eppure non è mai sola. Oltre a Macchia, una cagnolina fox terrier che la segue ovunque, c’è il valido aiutante cingalese, Giulio, a tenerle compagnia, e un gran numero di amici che vanno e vengono dalla sua casa. Ci sono poi la meditazione, i moltissimi libri, le letture che scandiscono il ritmo dell’intero diario, e soprattutto c’è lui, il giardino. È quest’ultimo il vero compagno dell’autrice. È il giardino che riflette, come in uno specchio, ogni suo stato d’animo, che somatizza ogni segno di malattia.

La Redazione

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