“Non avevo intenzione di fermarmi da lei. Sapevo dalla mia collega che aveva già ricevuto una visita in mattinata, per cui volevo dedicarmi ad altre persone.
Era seduta in soggiorno di fronte alla sua camera e, quando sono passata, le ho fatto un cenno di saluto e lei mi ha fatto un cenno di invito.
Mi sono fermata, mi sono seduta e lei ha iniziato a parlare…e…parlare di quello che è risultato essere un “racconto” della sua vita. Non c’era nessuna cronologia. Lei mi offriva il suo mondo reale che era ai limiti dell’irreale, la sua fede profonda in qualcosa o qualcuno molto più grande di noi perché altrimenti non sarebbe sopravvissuta, il suo coma dopo aver perso un figlio maschio e la sua resurrezione.
Mi offriva le sue sensazioni, le riflessioni di una giovane donna immigrata a Torino e quelle della bambina che era stata costretta a lasciare la sua regione d’origine. E poi mi parlava di Fatima, l’unico viaggio, credo, che abbia mai fatto, e delle sue visioni ed emozioni.
Mi ha detto: “ a maggio faccio 92 anni”
“Complimenti signora, Che bella memoria si ritrova!” dico io
“Oh! Ma io in genere non ricordo queste cose. Credo sia stata lei a farmele ricordare”
“E’ un onore per me, signora” rispondo.
Aveva un viso bello, dolce, sereno e completamente ignaro di avermi regalato un incontro straordinario”.
Carla